Assorup: nell’ultimo triennio il 39% delle stazioni appaltanti non ha sostenuto spesa nonostante il nuovo codice preveda un vincolo di investimento per aggiornare i dipendenti. Il presidente Ricciardi: scendano in campo Mit e Parlamento
di Mauri Salerno – Sole 24 NT
Nonostante i proclami, a dispetto del piano di qualificazione delle stazioni appaltanti e dei vincoli di rapidità ed efficienza della spesa imposti dal Pnrr la professionalizzazione dei dipendenti delle stazioni appaltanti resta un traguardo lontano, forse irraggiugibile. Ad alzare il velo sullo scarso impegno delle amministrazioni sul terreno dell’aggiornamento professionale è Assorup, l’associazione di riferimento dei Rup, i responsabili di progetto in prima linea sul fronte della gestione degli appalti.
Per tentare di capire i livelli di spesa in formazione delle Pa l’associazione ha promosso un’indagine avanzando una richiesta di accesso civico generalizzato nei confronti di 22.880 enti con l’indirizzo di posta elettronica certificata contenuto nel portale Ipa, ottenendo riposta da 4.328 stazioni appaltanti, pari al 18,9% dei destinatari. Tra questi ben il 39% ha dichiarato di non aver sostenuto alcun impegno di spesa per attività formative dei propri dipendenti nel triennio. «Nell’ambito di questo insieme – rileva Assorup – , il 20,2% è rimasto interamente a digiuno di seminari o convegni in materia di contratti pubblici mentre il 18,8%, che non hanno speso in appalti o incarichi di servizi di formazione, ha tuttavia comunicato che il personale ha partecipato a qualche iniziativa formativa a titolo non oneroso, quali webinar organizzati da vari enti pubblici e privati, che hanno trattato argomenti relativi ai contratti pubblici». Va detto che l’entrata in vigore del nuovo codice appalti ha posto un problema di aggiornamento cui le amministrazioni hanno tentato di rispondere. L’indagine segnala che nel 2023 c’è stato un netto incremento della spesa. Infatti, mentre nel 2021 ha promosso seminari il 74,9% delle stazioni appaltanti, nel 2023 il 98,4% degli enti hanno realizzato iniziative in materia.
Resta il fatto che gli obblighi previsti dal codice in questo ambito rimangono comunque il larga parte disattesi. L’articolo 45 del Dlgs 36 impone infatti che una quota della spesa che ogni ente sostiene per gli appalti (lo 0,4%) debba essere investito per aumentare la professionalità dei dipendenti, anche sul fronte delle competenze digitali. «Eppure – ha evidenziato il presidente di Assorup Daniele Ricciardi, nel corso della conferenza stampa organizzata in Senato presentare i risultati dell’indagine – nel 2023, proprio l’anno di entrata in vigore del nuovo codice, il 78% delle stazioni appaltanti ha speso un importo pari o inferiore a 5mila euro in servizi di formazione».
Emblematico il caso di Firenze che ha impegnato nel 2023 la somma di 1.773 euro per formazione a fronte di una spesa di oltre 606 milioni di euro in appalti. Su questa base l’importo sulla professionalizzazione avrebbe dovuto essere di 2,4 milioni. «Una sproporzione – rileva Assorup – che si ritrova in moltissime altre amministrazioni per le quali l’articolo 45 non trova evidente applicazione. Anche i piccoli comuni sembrano distanti dalle previsioni normative, così è per il piccolo Comune di Arborio che con una spesa di 178 ha realizzato attività contrattuale per 489.049,00 (pari allo 0,03% degli incentivi)».
Tra gli enti che destinano meno risorse per la formazione del personale incaricato nei contratti pubblici ci sono gli istituti scolastici. Assorup segnala in particolare il dato di in un istituto che ha dichiarato una spesa complessiva di 20 euro a fronte di 377.040,20. In base all’art. 45 del Codice l’investimento in formazione avrebbe dovuto essere di 1.508,16 euro. Anche le istituzioni del settore sanitario hanno importi molto inferiori a quelli richiesti. Diversi enti e aziende di servizi alla persona hanno speso somme inferiori a 150 euro nel triennio. Una casa di riposo in provincia di Trento ha indicato una spesa di 42 euro nel 2023 con un totale di appalti per 480.157,97 euro. I dipendenti avrebbero dovuto usufruire di servizi di formazione per un valore 1.920,63 euro.
Tra i soggetti che hanno risposto, le stazioni appaltanti che presentano un maggiore investimento in formazione sono i Ministeri (Difesa ed Interno) e le Regioni (Lazio, Lombardia, Sicilia, Veneto, Puglia), accompagnate da soggetti aggregatori (Aria Spa e Scr. Piemonte Spa) e Università (Napoli Federico Secondo, Padova, Milano Bicocca).
«Oltre a evidenziare l’assenza di spesa in formazione – ha aggiunto Ricciardi – oggi vogliamo segnalare anche l’anomalia del fatto che debba essere una associazione giovane come la nostra nata da meno di un anno a condurre un’indagine di questo tipo, strategica in questo momento in cui il Paese è impegnato a sostenere gli investimento del Pnrr». Per questo Assorup ha chiesto al Mit o alle commissioni parlamentari compententi sugli appalti di svolgere un’inchiesta approfondita per verificare la situazione.
L’associazione ricorda che per sostenere la formazione dei dipendenti delle stazioni appaltanti il decreto semplificazoni n. 76/2020 ha istituito un fondo di 1,8 milioni. «Di questi – attacca Ricciardi – ben 500mila euro sono stati spesi per offrire una formazione post-universitaria a soli 100 Rup dislocati in 10 Atenei: una scelta che lascia dir poco perplessi, visto l’importo evidentemente sproporzionato a fronte dell’enorme fabbisogno rimasto insoddisfatto, come dimostra la nostra indagine conoscitiva».
Al netto di tale investimento, «gestito dalla Sna restano 1,3 milioni di euro che divisi per il numero dei RUP bisognosi di formazione indica un dato allarmante: 8,15 euro/anno per formare ogni persona coinvolta nell’attività contrattuale».
«Lo Stato – è l’amara conclusione dello studio – non investe sui Rup con risorse adeguate e le stazioni appaltanti violano palesemente le previsioni del Codice sulle somme da destinare alla professionalizzazione. Con queste condizioni appare assai poco credibile garantire una capacità di gestire le procedure ed i contratti che soddisfi l’interesse pubblico, le attese del mercato e i bisogni dei cittadini».
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