Archivia Maggio 2021

Privacy: le difficoltà della PA e le sanzioni per le violazioni del GDPR

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Le difficoltà della PA nella gestione della privacy sono state confermate dai numeri delle sanzioni pubblicati sul sito del Garante della Privacy, tra il 2020 e il primo quadrimestre 2021. Oltre il 71% delle sanzioni per violazioni dei dati personali è stata irrogata ad Enti Pubblici e il 28,8% a soggetti privati.

Nel dettaglio le sanzioni indirizzate ai Comuni hanno riguardato il 31% dei provvedimenti.

La maggior incongruenza che si riscontra è la presenza di un unico corpo normativo a carattere europeo rappresentato dal Regolamento Ue sulla protezione dei dati n. 2016/679 (Gdpr), operativo dal 25 maggio 2018 e direttamente applicabile in tutti i paesi membri dell’Unione europea, senza considerare le specificità presenti nei diversi contesti nazionali. La lacunosità del Gdpr è stata più volte discussa e percepita come un mero contenitore di buone prassi ma poco aderente ai contesti in cui va ad agire.

In questi anni di operatività del Gdpr, sono emerse le difficoltà che i Titolari affrontano nella gestione del trattamento dei dati personali e la prassi sanzionatoria conferma quanto sia complesso essere in regola con la privacy, a tal punto che le amministrazioni statali centrali e gli enti locali sono stati puniti con sanzioni pecuniarie a volte significative.

Da ultimo l’intervento sanzionatorio  del Garante nei confronti del Comune di Palermo. Con  un’ordinanza di ingiunzione  l’ente Maggiori informazioni

Da Sole 24 ore – Il diritto alla disconnessione va regolato nell’accordo

Nella legge 61/2021, di conversione del decreto legge 30/2021, appena entrata in vigore, è stata inserita una norma che sancisce e rafforza, in via generale, il diritto alla disconnessione dagli strumenti tecnologici per i lavoratori agili. Si tratta del comma 1-ter dell’articolo 2, che, ferma restando la disciplina specifica stabilita per il pubblico impiego dai contratti collettivi nazionali, riconosce «al lavoratore che svolge l’attività in modalità agile il diritto alla disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche e dalle piattaforme informatiche, nel rispetto degli eventuali accordi sottoscritti dalle parti e fatti salvi eventuali periodi di reperibilità concordati». Non solo.

La norma prosegue affermando che «l’esercizio del diritto alla disconnessione, necessario per tutelare i tempi di riposo e la salute del lavoratore, non può avere ripercussioni sul rapporto di lavoro o sui trattamenti retributivi».

Siamo in presenza di una disposizione che, pur estemporaneamente inserita in un provvedimento di natura contingente, è destinata ad avere un impatto significativo sulla regolazione del lavoro agile, ben al di là del periodo emergenziale. Non si tratta, infatti, della mera ripetizione di quanto già previsto, in materia di disconnessione, dalla legge 81/2017, istitutiva del lavoro agile. Quest’ultima si limita ad assegnare all’accordo individuale il compito di individuare «le misure tecniche e organizzative necessarie per assicurare la disconnessione del lavoratore dalle strumentazioni tecnologiche di lavoro».

La nuova disposizione va oltre, e afferma l’esistenza, in capo al lavoratore, di un vero e proprio diritto alla disconnessione, il cui esercizio, necessario per tutelare riposo e salute, non è sottoposto ad altre limitazioni che non siano le previsioni dell’accordo individuale e i periodi di reperibilità in esso eventualmente previsti. Il che, in pratica, potrebbe significare che, al di fuori delle fasce orarie previste dall’accordo, il lavoratore non ha l’obbligo di rimanere connesso agli strumenti e ai sistemi aziendali, e quindi anche di rispondere tempestivamente alle telefonate, alle email eccetera.

Per rafforzare il diritto alla disconnessione, è previsto poi il divieto di ripercussioni sfavorevoli (cioè di sanzioni di qualsiasi tipo) per il lavoratore che lo esercita. In questo la norma riecheggia il contenuto della risoluzione approvata dal Parlamento europeo il 21 gennaio 2021, nella quale, premessa una lunga serie di considerazioni sulla necessità di affermare e regolamentare in modo uniforme in Europa il diritto alla disconnessione, si invita la Commissione a presentare una proposta di direttiva dell’Unione, il cui testo è allegato alla risoluzione stessa. Lo scopo dichiarato è contrastare quella che viene definita la cultura del “sempre connesso”, che, si afferma, può andare a scapito dei diritti e della salute dei lavoratori. Sembra quasi che il legislatore italiano, in questo caso, abbia voluto precorrere i tempi e conformarsi (più che anticipatamente) a una direttiva ancora in gestazione, con un intervento forse non sufficientemente meditato.

Quel che è certo è che, su un piano pratico, occorrerà prestare ancor più attenzione di prima alla formulazione degli accordi individuali, occupandosene ancor prima della scadenza dello smart working semplificato dell’emergenza. È negli accordi individuali infatti che, in relazione alle specificità delle situazioni lavorative, andranno individuate eventuali fasce di reperibilità durante le quali il lavoratore ha l’obbligo di mantenersi connesso e raggiungibile, così come eventuali momenti/orari in cui è richiesta la prestazione, nonché i tempi di riposo. Un esercizio talvolta non semplice, ma necessario, per adempiere il precetto legislativo, tutelando il lavoratore (e l’azienda da potenziali contenziosi), senza perdere l’autonomia e la flessibilità del modello.

PA in affanno sulla privacy: il 71% delle sanzioni per violazioni del Gdpr irrogate a enti pubblici

di Antonio Ciccia Messina (Fonte: Italia Oggi Sette del 10 maggio 2021)

 

Pubbliche amministrazioni in affanno con la privacy. Norme privacy oscure mettono all’angolo gli enti pubblici. Ma anche il settore privato non può fare festa. Dal 2020 al primo quadrimestre 2021 oltre il 71% (per numero) delle sanzioni per violazioni della privacy è stata irrogata a enti pubblici e il 28,8% a soggetti privati. Su un totale di 80 ordinanze-ingiunzioni, 57 sono state indirizzate a pubbliche amministrazioni e 23 a privati. Se quelle imposte a soggetti privati arrivano, in singoli casi, a importi milionari, quelle rivolte agli enti pubblici preoccupano per la loro capillare diffusione, sia tra amministrazioni centrali sia tra enti locali. Continua a leggere

https://www.federprivacy.org/informazione/societa/pa-in-affanno-sulla-privacy-il-71-delle-sanzioni-per-violazioni-del-gdpr-sono-state-irrogate-a-enti-pubblici

Piccoli Comuni, il sindaco può presiedere la commissione del concorso

di Pietro Alessandro Palumbo*

……………………………. “Con la sentenza n. 3436/2021, il Consiglio di Stato ha ora “sdoganato” la possibilità per i Comuni con meno di 5000 abitanti di attribuire al sindaco la presidenza delle commissioni di concorso. Una lettura che ruota sul presupposto per il quale se il sindaco di tali comunità può dirigere un ufficio o un servizio, discende dallo stesso incarico (anche) la possibilità di presiedere una commissione di concorso per nuovo personale”.

………. “mette in evidenza il Consiglio di Stato – (che) gli enti locali con popolazione inferiore a cinquemila abitanti anche al fine di operare un contenimento della spesa, possono adottare disposizioni organizzative anche in difformità dalla disciplina generale, attribuendo ai componenti dell’organo esecutivo la responsabilità di uffici e servizi ed il potere di svolgere compiti anche di natura tecnico-gestionale che all’incarico amministrativo sono, per legge, ricollegati. Tra questi compiti, pertanto, anche la presidenza delle commissioni di concorso.”…..

https://ntplusentilocaliedilizia.ilsole24ore.com/art/piccoli-comuni-sindaco-puo-presiedere-commissione-concorso-AE5IXi

*SOLE24ORE NT – ENTI LOCALI ED EDILIZIA

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